CONTRIBUTI


DOJO KUN, inserito da utente del sito (ftaiji67@gmail.com)
2° principio: DOBBIAMO PERSEGUIRE LA STRADA DELLA SINCERITA´.

2- HITOTSU, MAKOTO NO MICHI O MAMORU KOTO

誠の道を守ること

(macoto no mici o mamurokoto)

Cerca di fare le cose giuste al servizio del bene

(Il karate é via di sincerità)

(Percorri la via della sincerità)

(Dobbiamo agire secondo giustizia e con rettitudine)

DOBBIAMO PERSEGUIRE LA STRADA DELLA SINCERITA'

Qui si enfatizza il concetto che "la via" deve essere vera. Non dovrebbe mai essere un metodo per l'auto indulgenza o la debolezza. Molti individui, insegnanti di arti marziali, si beano di gradi ed abilità che non sono giustificabili se non da ragioni commerciali o per esaltare il proprio io. Chi non ha fiducia nella ricerca di una via vera, sincera, resterà vittima delle proprie fantasie e non raggiungerà mai il proprio sogno con lealtà.

Sii sincero, leale e responsabile. Rispetta la vita, la tua arte e gli altri esseri umani. Cura i rapporti umani con un atteggiamento franco, ed evita atteggiamenti equivoci. Sii convinto delle tue responsabilità e coltiva lo spirito dell’amicizia.

Evita qualsiasi forma di aspirazioni egoistiche. Combatti l’egoismo e l’avidità; sii moderato nel prendere e generoso nel dare. Non spingerti in primo piano, sii modesto nelle tue pretese e assumiti le tue responsabilità, dedicati al reciproco aiuto e sii tollerante.

Sii deciso e convinto delle tue idee e segui sempre il tuo cuore. È meglio sbagliare dando, che non fare niente.

  • MAKOTO: si compone delle immagini parole e divenire. Originariamente era riferito a parole che duplicavano in modo giusto il proprio cuore e sentimenti esprimendo quindi l’idea di sincerità.
  • MICHI: è composto da movimento, camminare e da testa, capo. La testa si muove mostrando la via lungo la strada.
  • MAMO(RU): è formato da casa e da misura (per fare muri e staccionate attorno alla casa. Significa regolare e prendere le misure per proteggere la casa)
     

In definitiva: prendere la misura appropriata per essere sicuri (proteggere) di camminare lungo la via. Quale Via? Quella che viene dal cuore, che corrisponde alla sincerità interiore.

Questo principio si riferisce al rapporto tra l’uomo e il mondo circostante. Nel cammino verso un fine è necessario un equilibrio armonico tra se stessi e le circostanze esterne. La comunicazione viene meno se il comportamento è errato, egoistico o superficiale.

Se si pretende più di quanto si dà o viceversa si promette e non si mantiene o peggio ci si propone grandi cose, ma si conclude poco, allora si suscita l’indignazione degli altri inficiandone il rapporto che diventa superficiale e non più sincero. Solo nella via della sincerità fra esterno e interno l’uomo può essere libero. Tale principio ne racchiude altri nove:

Dojo nomino Karate ta omou na (Il Karate non si attua solo nel Dojo): questo principio si trova all’ottavo posto del Nijukun (venti precetti) elaborato dal M° Funakoshi. Sta a significare che l’esercizio della tecnica nel Dojo non è più importante dell’esercizio della sua condotta interna nella quotidianità. Il progresso nelle arti marziali non è il risultato esclusivo della tecnica. Il segreto è nella propria condotta interiore. Nel Budo conta solo il valore di cui un praticante dà prova nella lotta contro se stesso. Non dimentichiamo che Dojo non significa solo “luogo dove si pratica la Via” ma più dettagliatamente “luogo dove si uccide l'IO“.

Il saluto (Rei) come il simbolo più importante. I praticanti che oltraggiano il saluto con la propria negligenza, si dimostrano persone immodeste, egoiste e non capaci di adattamento.

Karate wa gi no tasuke (Il Karate aiuta la giustizia): è un principio che si trova al terzo posto del nijukun. L’esercizio nelle arti marziali crea uno spirito che serve anche alla giustizia nel quotidiano. Una giustizia fondata solo sulle leggi, ma priva di un pensiero giusto e di un comportamento giusto non ha molto valore.

Fugen jikko (le tue azioni parlano di te): è inutile discutere privi del senso del realismo. Alla base di un’affermazione deve esserci cognizione e non solo teoria vacua. E’ innegabile che il mondo attualmente è più pervaso di parole e di opinionisti senza che essi abbiano cognizione pratica di ciò che affermano. E’ una saggezza facile esportata quotidianamente nelle nostre case dai mass media.

Gassho (sii riconoscente): Gassho è un gesto che deriva dal Buddhismo Zen. Consiste nell’unire le mani davanti al petto con gli avambracci orizzontali, le spalle rilassate e le mani verso l’alto. Ci si concentra sul Tanden e si predispone l’animo ad una sensazione di riconoscenza (genitori, divinità, vita ). Senza il senso di gratitudine saremmo solo animali.

Mizu no kokoro (uno spirito come l’acqua): lo spirito di un guerriero è chiaro e limpido come la superficie di un lago. Questa superficie riflette tutti gli accadimenti nel proprio ambiente, così l’esperto di arti marziali è in grado di decifrare naturalmente le azioni del suo avversario e di conseguenza sarà capace della giusta azione. Se la mente è offuscata da pensieri e illazioni si diventa come un lago la cui superficie è percorsa dalle onde. In tal caso privi delle giuste cognizioni l’agire risulterà errato. E’ un concetto che si ritrova spesso nei testi tradizionali, come l’Hagakure o il Gorinnosho di Musahi o del monaco zen Takuan quando si rivolge a Yagyu.

Wazawai wa getai ni shozu (le sventure accadono per disattenzione): la disattenzione è nemica della concentrazione e di conseguenza di tutti gli obiettivi. Per essere un buon guerriero bisogna avere una consapevolezza desta e vigile, e tutto sarà possibile.

Koe naki o kiki, katachi naki o miru (il non rumore che puoi udire e la non immagine che puoi vedere). Con un austero allenamento un Maestro può mettersi in condizione di percepire cose e situazioni per la cui percezione non basta uno spirito attento. Qui entriamo in un’altra dimensione in cui si riesce a differenziare tra più stimoli sensoriali l’essenziale dall’inessenziale. Pensate alla scena del film di Kurosawa “I sette samurai “, quando uno di loro prima di essere sottoposto al test del bastone, ride e non varca la porta. Qui è necessario un allenamento profondo affinché si riesca a sentire il ki intorno a noi: è come creare intorno a noi una sfera impalpabile e rendersi conto di chi la infrange o di chi vuole infrangerla. Il M° Tada Hiroshi spesso diceva che bisogna ascoltare con “le orecchie dello spirito“.

Setsu do motsu (sii forte, ma consapevole di quando cedere): ci comportiamo in modo opportuno quando c’è equilibrio interno tra sentimenti e superamento dell’io. Quando ci sopravvalutiamo dobbiamo sempre mostrare una forza che non abbiamo e così si distruggono i propositi che ci eravamo prefissi sulla Via. Bisogna praticare l’etichetta del Rei che ci porta al rispetto e quindi all’esercizio della giusta condotta. Chi demolisce le cose degne di rispetto si colloca in una posizione debole. E’ necessario inchinarsi ed uccidere il proprio Io se si vuole progredire nella Via. Accettare questo e cedere all’inchino, per esempio dimostra forza e capacità di liberarsi dall’io.

Mazu jiko wo shire, shikoshite tao wo shire (conosci te stesso, poi l’altro): tutti pensano che la propria opinione sia quella esatta. Non si dovrebbe dire agli altri ciò che è giusto o sbagliato se non abbiamo trovato la verità in noi stessi. E’ necessario conoscersi a fondo ed avere uno spirito aperto e non specialistico in un solo ambito. Lo spirito concentrato in una specializzazione vieta di aver una visione più grande ed è il contrario della maturità. Purtroppo questi specialisti nel mondo odierno vengono spacciati per modelli da seguire nonostante siano poi inadeguati.
Se conosco me stesso posso dare agli altri e spingermi alla comprensione, come recitavano anche gli antichi: “Nosce te ipsum“.

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fvi